La fisioterapia è un mondo, un mondo affascinante costituito da numerose specializzazioni che hanno tutte lo stesso fine: migliorare la qualità di vita delle persone.Nel corso di questo articolo parleremo della Terapia Manuale, della sua storia, delle sue tecniche e dei suoi obbiettivi, del modo in cui valuta i pazienti e a grandi linee del suo modus operandi al fine di darne un’idea generale e completa al tempo stesso.Non mancherà occasione, nei prossimi articoli, di affrontare l’argomento con maggiore specificità, nel frattempo ti auguriamo una buona lettura
La Terapia Manuale Ortopedica, conosciuta con l’acronimo inglese OMT (Orthopedic Manipulative Therapy), consiste:
nella valutazione delle funzioni dell’apparato locomotore, e quindi dei sintomi, delle alterazioni della mobilità, e dei mutamenti tissutali;
nel trattamento di queste condizioni mediante un approccio terapeutico altamente specifico, che include tecniche manuali, quali mobilizzazioni e manipolazioni, ed esercizi terapeutici.
La Terapia Manuale Ortopedica dà particolare rilevanza all’evidenza scientifica e clinica delle tecniche utilizzate. Secondo l’ IFOMPT gli obbiettivi di questo approccio terapeutico sono di alleviare la sintomatologia algica e ottimizzare al meglio le capacità funzionali del paziente.La cosa migliore è recarsi in un centro di fisioterapia specializzato e procedere ad una valutazione, che alle volte è anche gratuita.
I capostipiti della Terapia Manuale Ortopedica sono Geoffrey Maitland, Freddy Kalternborn e Olaf Evjent, tre fisioterapisti che oltre a porre le basi di questo concetto, nel 1974 si sono uniti a livello internazionale fondando l’INFOMPT, che è l’acronimo inglese di “International Federation of Orthopedic Manipulative Physcal Therapists” ossia: Federazione Internazionale dei Fisioterapisti specializzati in Terapia Manuale Ortopedica.L’Infompt dal 1978 rappresenta il primo sottogruppo della WCPT, la federazione mondiale dei fisioterapisti, e l’Italia ne è diventato Paese Membro più di 10 anni fa, nel 2004.Quale è il rapporto tra la Fisioterapia e la Terapia Manuale? Secondo la WCPT (World Confederation For Physical Therapy) la Fisioterapia “include la valutazione, la diagnosi, il progetto, l’intervento e la rivalutazione. La Terapia Manuale è una specializzazione fisioterapica che riguarda i disturbi delle funzioni dell’apparato locomotore.
In un mondo sempre più tecnologico l’abilità di toccare il paziente con le mani acquista maggiore risalto, l’esigenza finanziaria della politica sanitaria e i progressi in ambito medico – sanitario chiedono al mondo fisioterapico di fondare la pratica lavorativa sull’evidenza scientifica, conosciuta a livello internazionale come EBP, cioè Evidence Based Practice, in modo da poter spiegare con razionale scientifico ogni tecnica ed esercizio.
La valutazione funzionale che effettua il fisioterapista ha l’obbiettivo di analizzare la relazione che è presente fra la disfunzione del sistema locomotore e il quadro sintomatico riportato dal paziente. Mediante un processo iniziale basato sull’esame del paziente partendo dalle sue condizioni soggettive e oggettive, il terapista manuale trae delle considerazioni che lo portano ad impostare una tecnica di trattamento. Per scoprire se il trattamento impostato è quello giusto, il fisioterapista prova la tecnica per qualche minuto e dopo ne valuta i benefici.
Se il paziente sta meglio, se il dolore è ridotto, oppure se l’arco di movimento è migliorato, insomma si ha un esito positivo significa che la tecnica è quella che fa per il paziente, se invece dopo l’applicazione di prova le condizioni rimangono invariate, il fisioterapista elaborerà un piano di trattamento più efficacie per la persona in questione.La tecnica o insieme di tecniche che costituiscono il trattamento di “prova” sono scelte in base al fine che si vuole ottenere con la loro applicazione, che ad esempio può essere:
La riduzione del dolore: per il quale viene applicato ad esempio il massaggio trasverso;
La stabilizzazione di una ipermobilità: che spesso prevede: l’utilizzo di ausili esterni come la “fascia lombare” per problemi di stabilità alla parte bassa della colonna e il “collare” per il tratto cervicale; e l’esecuzione di esercizi specifici per il rinforzo dei muscoli deputati alla stabilizzazione articolare come la cuffia dei rotatori per la spalla.
La mobilizzazione di una ipomobilità: come le mobilizzazione in trazione per le anche affette da coxoartosi (artrosi dell’anca) o gli esercizi per il recupero della mobilità. Il mantenimento della mobilità
L’allenamento fisico: come nel caso di persone che sono state allettate per molto tempo e che hanno bisogno di una rieducazione allo sforzo;
L’informazione e l’istruzione del paziente: ad esempio riguardo agli accorgimenti su come mantenere in salute la colonna, o su come prevenire una rigidità dell’articolazione femoro – ribiale (del ginocchio) ecc…
In Terapia Manuale vi è inoltre un’importante distinzione fra:movimenti biomeccanici di rotazione (che avvengono attorno ad un asse)
movimentidi traslazione (che sono movimenti rettilinei che si riferiscono a un piano specifico dello spazio).
Molto spesso i movimenti di traslazione sono applicati nelle tecniche di trattamento perché producono meno dolore, sono più sicuri perché sono dei movimenti nei quali non si mette in tensione eccessiva alcun tipo di tessuto, e oltretutto sono più efficaci quando vengono “stimolati” dal fisioterapista perché il loro recupero garantisce un ottimo risultato a livello motorio.
Per spiegare meglio il concetto di “traslazione” secondo la Terapia Manuale vi facciamo un esempio pratico. Molte condizioni di dolore al ginocchio nel movimento di flessione (cioè quando viene piegato) secondo il concetto di T. M. possono essere provocate da una diminuzione del movimento di traslazione tra tibia e ginocchio.Come sai, esistono dei movimenti accessori in ogni articolazione, quando la tibia ruota sul femore nel movimento di flessione, cioè per avvicinare il tallone al gluteo, in condizioni normali deve effettuare anche un piccolo scivolamento (traslazione) verso la parte posteriore dei condili femorali altrimenti la sola rotazione produrrebbe un eccessivo stress dei tessuti anteriori e un’eccessiva compressione delle strutture posteriori.Qualora, per una serie molteplice di cause, tale movimento traslatorio femoro – tibiale venga a diminuire, si ha una netta riduzione della flessione completa di ginocchio e se tale movimento viene forzato evoca dolore, probabilmente a causa dell’eccessiva trazione dei tessuti anteriori o per l’eccessiva compressione dei tessuti posteriori.Mediante la valutazione, e in particolare nel corso dell’esame palpatorio del movimento articolare, il fisioterapista specializzato in Terapia Manuale, riesce a individuare questa disfunzione articolare, e lasciando il ginocchio in un grado di flessione ben precisa, effettua delle mobilizzazioni della tibia in una direzione precisa, in modo da stimolare il movimento di traslazione della tibia sul femore.Dopo circa due, tre minuti di mobilizzazione, il fisioterapista effettua i test di verifica, e se il problema è quello di cui abbiamo appena parlato si vede un netto miglioramento sia della sintomatologia dolora che del range di movimento.